Pioveva qualche giorno fa. Un lento e delicato fruscio attraversava le mattonelle umide, le gocce scandivano i secondi e l’aria pian piano veniva fuori.
Respiravo lentamente quasi per timore di rompere quel suono, i piedi scalzi mi davano la sensazione di sentir ancor di più, trattenevo il fiato e mi pareva di non respirare.
Sentivo le voci che si levavano tutte insieme, il suono del clacson, le corse di chi per timore di bagnarsi correva frettolosamente.
Chiusi gli occhi, appoggiai la fronte sul vetro, dentro allo stomaco avevo una strana sensazione, ma non riuscivo a capirlo.
Quelle gocce si adagiavano sul mio volto e piano si facevano strada dentro di me.
“Respira” mi dissi. È un movimento lento fatte di piccole pause e non vi è alcuna necessità di trattenerlo.
Ero preda di una malinconica debolezza, una miriade di piccoli respiri intervallati da puntini.
Sentivo la vita.
La sentivo sotto…
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